domenica 27 ottobre 2013

SCENA MADRE


2013_10_25_Teatro sociale_Trento





scena madre non perplime ma inonda.
difficile rimanere impassibili di fronte alla fisicità di madre e figlia
difficile non sentire sulla propria pelle la trasposizione di questa affinità o il fastidio che una simile intimità trasmette 
("Nessun corpo esiste di meno per me, nessuno esiste di più" Antonella Bertoni)
scena madre entra in casa, delle protagoniste e nelle nostre
nei ricordi
nelle similitudini
nelle distanze
viviamo con loro questo processo di rielaborazione
li ringraziamo per l'ironia di cui forse noi non saremo capaci
del tempismo di un russare che ci risolve
di una nebbia che dissolve i limiti
dei bianchi che puliscono ma accolgono
e dei piedi che si toccano, dei corpi che si specchiano e delle voci che completano



giovedì 24 ottobre 2013

I clowns



“Quando dico: ‘il clown’, penso all’augusto. Le due figure sono, infatti, il clown bianco e l’augusto. Il primo è l’eleganza, la grazia, l’armonia, l’intelligenza, la lucidità, che si propongono moralisticamente come le situazioni ideali, le uniche, le divinità indiscutibili. Ecco quindi che appare subito l’aspetto negativo della faccenda: perché il clown bianco, in questo modo diventa la Mamma, il Papà, il Maestro, l’Artista, il Bello, insomma ‘quello che si deve fare’. Allora l’augusto, che subirebbe il fascino di queste perfezioni se non fossero ostentate con tanto rigore, si rivolta. Egli vede che le ‘paillettes’ sono splendenti; però la spocchia con cui esse si propongono le rende irraggiungibili. L’augusto, che è il bambino che si caca sotto, si ribella a una simile perfezione; si ubriaca, si rotola per terra e anima, perciò, una contestazione perpetua. Questa è, dunque, la lotta tra il culto superbo della ragione (che giunge a un estetismo proposto con prepotenza) e l’istinto, la libertà dell’istinto. Il clown bianco e l’augusto sono la maestra e il bambino, la madre e il figlio monello; si potrebbe dire, infine: l’angelo con la spada fiammeggiante e il peccatore”.

Federico Fellini, Fare un film, Einaudi, Torino, 1980, p. 117

martedì 22 ottobre 2013

lectio magistralis di João Ferreira Nunes


Cattedra di eccellenza "Adalberto Libera": stasera il paesaggista portoghese João Ferreira Nunes nell'atrio del MUSE che ha parlato del "Il paesaggio come nuova scienza popolare". Con aria distinta sdrammatizzata delle crocs grigio antracite ai piedi ha chiesto scusa per gli errori del suo italiano prima di sfoderare una proprietà lessicale invidiabile ai più nella sala oltre che una semplicità espositiva e un entusiasmo verso il suo lavoro che è sempre più raro osservare. Forse perplessa su alcuni risultati che però andrebbero osservati dal vivo. L'architettura va visitata per poter cogliere i raccordi tra le tante contemporaneità che l'hanno generata e che a sua volta genererà. Come ho ascoltato in un corso di colore lo scorso mese, la bellezza non si genera spesso dal singolo colore ma dal rapporto tra più di essi, la melodia non è in una nota ma nel passaggio tra una nota e l'altra dal COME si passa da una all'altra ... anche in architettura spesso non è sufficiente l'opera in se per creare la meraviglia ma è l'accostamento con l'intorno a generare ad emozionare. L'architettura va esperita con tutti i sensi non solo con la vista.


venerdì 18 ottobre 2013

TERRAMARA


2013_10_16_Teatro sociale_Trento


ieri




oggi


Come primo post di "rinascita" di questo mio blog ormai abbandonato da anni mi trovo in imbarazzo perché....lo spettacolo a cui ho assistito questa sera mi ha lasciato ben POCO perplessa. Sono uscita da teatro questa sera sorridendo e canticchiando nella testa il motivo della musica della tradizione popolare che fa sfondo ad alcuni pezzi dello spettacolo. Forse non è reale ma mi sento profumata di arancia e la suggestione è quella di un tardo pomeriggio mediterraneo di fine estate. Le giornate scandite dal lavoro agreste con i suoi ritmi amari e faticosi ma che allo stesso tempo permettono di abbandonarsi al gioco, di scoprire l'altro, di amare e di ridere. Le suggestioni musicali, i costumi , le scenografie e la coreografia sono una ricetta coerente di mediterraneità mai scontata e anzi frizzante e curiosa che ha il sapore di sentimenti originali e autentici. Terramara è un vero e proprio rito rigenerativo.

Lo spettacolo presentato questa sera ha visto in scena due giovani ballerini italiani Eleonora Chiocchini e Francesco Pacelli che hanno accettato l'arduo compito di confrontarsi con questo pezzo nella versione ricostruita dai due stessi autori e ballerini "originari" ovvero Michele Abbondanza e Antonella Bertoni nell'ambito del progetto RIC.CI Reconstruction Italian Contemporary Choreography anni 80/90 che si pone l'intento di riportare alla luce alcuni lavori cardine degli anni 80 e 90. Tra questi il primissimo lavoro compagnia Bertoni-Abbondanza che debuttò proprio al Teatro Sociale di Trento nel 1991. Eccone un assaggio... Terramara 1991


domenica 14 settembre 2008